Sommossa der popolo.contro un tentativo di cementifiazione scriteriata
Quando tornai alla Leccia,
ner giugno dell’ottantacinque,
ero proprio ‘ontento e mi sentivo appagato;
la sera, a sede’ sugli scalini der giardino
mi godevo un concerto sprendido di rane e di grilli
sotto ‘r cielo stellato.
Di giorno poi, ti poteva ‘apità
d’affacciatti alla finestra
e di vedé uno spettaolo fora dar comune:
ir pastore con le su peore,
anco in der posto
dove ora c’è ir supermercato.
I primi tempi sono stati duri,
niente servizi, niente botteghe,
c’era sortanto ir giornalaio.
Ora invece di ver che c’è un manca nulla,
perfino la farmacia
e l’ambulatorio der dottore,
ben urtimo arrivato.
Però quanto sangue c’hanno fatto sputà,
nati di ‘ani,
per sarvà du’ prati dar cemento
e rispettà così una villa dell’ottocento:
discussioni a rifinissi, volantini, assembree, comuniati, ……..
Ma, all’architetti incariati dar Comune,
(fra l’artro ben pagati)
ni ci voleva proprio tanto per capì
che s’era già tutti troppo appicciati?
Per fortuna, dopo batti e ribatti,
Lamberti ha capito l’antifona
e t’ha messo le ‘ose ar su posto per benino.
Ora, …. con criterio, …..s’intende,
un ci manca artro che mette un po’ d’arberi,
quarche panchina per i vecchi
e quarche trastullo per fa’ ruzzà
anco ‘r mi nipotino.